Che cosa succede nello sport sociale e per tutti europeo? Prendiamo la Francia: c’è la Fsgt, grande associazione simile all’Uisp, che è ramificata su tutto il territorio e produce informazioni attraverso la sua rivista “Sport et plein air”. Che significa “Sport e aria aperta”, un titolo e un programma.
Proviamo a sfogliare l’ultimo numero, appena arrivato. Lo facciamo con l’aiuto di Massimo Tossini, responsabile nazionale Grandi iniziative Uisp. GUARDA IL VIDEO
La copertina è dedicata all’analisi delle reti sociali e all’utilizzo che un’associazione sportiva come la Fsgt ne può fare. I social media, sempre di più prendono spazio nelle nostre vite, diventando veri e a volte quasi unici, strumenti di socializzazione. La Fsgt si interroga quindi sul valore che queste reti possono avere nella vita associativa. “Il mondo associativo è sicuramente il primo esempio di rete sociale, della storia e ancora oggi del paese. E’ naturale dunque che social quali Facebook, Instagram, Twitter e quant’altri, siano indispensabili strumenti dello sport popolare”, scrive Nicolas Kssis, redattore della rivista, e aggiunge la testimonianza di Clement Remond, dirigente territoriale della Fsgt: “Oggi, sarebbe un controsenso se un’organizzazione come la nostra non sfruttasse il potenziale di questi nuovi canali di comunicazione, la presenza sui social permette di valorizzare le azioni di ciascun comitato”.
L’articolo prosegue spiegando che i social sono un’opportunità per arrivare più velocemente ai soci, dialogare con loro, aggiornarli sulle attività e non solo. Le reti sociali sono una scorciatoia per arrivare ai media. Lo sport ha dalla sua la bellezza dell’azione e del contesto, social come Instagram ad esempio permettono allo sport sociale di comunicare attraverso l’immagine e quindi di promuovere le attività ad un pubblico ancora più vasto. “I nostri soci e affiliati hanno bisogno di sentirsi sostenuti e raccontati, e le reti sociali sono un modo per rispondere a questa necessità”.
Argomento fonte di dibattito e riflessioni nel mondo sportivo, è quello degli e-sport, ovvero i videogiochi, riconosciuti dal Cio come attività sportiva ma non come “sport olimpico”. Almeno per ora. Fsgt si interroga sulla ridefinizione del fenomeno sportivo, riportando la testimonianza di Philippe Rodier, autore di un libro sul tema: “Dire che uno sport è riconosciuto o meno da una comunità nazionale significa provare a capire il senso comune delle persone. Ad esempio in Russia sarebbe scandoloso negare che gli scacchi siano uno sport in tutti i sensi. Per me gli e-sport sono abbastanza simili agli sport d’addresse, ovvero quelli di precisione, perché presuppongono l’elaborazione di una strategia. Inoltre, anche nei videogiochi c’è una qualche forma di attività fisica”. Il dibattito rimane aperto. (Francesca Spanò)